Ora che l’argomento sta già uscendo dall’agenda setting delle testate giornalistiche e telegiornalistiche, posso finalmente dire in tutta tranquillità la mia opinione sulle elezioni regionali. Per la verità sono anche stato preso da molte altre cose, una di queste è stata la possibilità di partecipare attivamente con Fuori.tv alla serata Rai per una notte, una fortuna di cui non mi metto a parlare ma ci tenevo a menzionare. Inoltre cerco di usare il blog come una valvola di sfogo: scriverci ogni due giorni giusto per farlo non ha senso e rende il tutto noioso, senza contare che bisognerebbe scrivere solo se di ha qualcosa da dire.
Veniamo a noi. Il risultato è chiaramente una sconfitta per il centro-sinistra, lo si era detto prima del voto che un eventuale 7 a 6 sarebbe stato un esito assolutamente non auspicabile anche perché, data per scontata la vittoria nelle regioni rosse, questo risultato implicava ovviamente la sconfitta nelle regioni strategiche Piemonte e Lazio. Cosa che poi si è verificata. E’ bene dire che però le colpe non sono solo del Pd o della segreteria di Bersani, in una coalizione, come in una squadra, le colpe si dividono tra chi ne fa parte. Sarà pur andato bene Di Pietro (boom rispetto alle scorse Regionali, ma in confronto alle europee è quasi calato), ma in generale non esiste ancora un’ opposizione degna di essere chiamata tale. Il Pd è chiaramente in fase di consolidamento ma ci vogliono volti nuovi, candidati credibili e una linea comune. Non si può cercare il dialogo con Di Pietro, Vendola e poi corteggiare Casini. E la candidatura di Errani: illegittima come quella di Formigoni visto che viene da due mandati, quand’è che ci distingueremo da loro? La destra avanza anche in Emilia e prima o poi perderemo anche quella se non si fanno crescere dei giovani che possano diventare la nuova classe dirigente. Non possiamo andare avanti con i voti di quelli che votavano Pci, saremo pure una paese vecchio, ma in questa regione ogni anno muoiono tanti elettori del Pd e nascono altrettanti potenziali leghisti o berlusconiani. Pensionare subito il termine “regioni rosse” e darsi da fare.
Il boom della Lega. Beh che c’è da sorprendersi? In un periodo di crisi, con un popolo completamente plagiato dagli slogan della destra, fare leva sulla paura, sulla xenofobia, sul senso di insicurezza del cittadino e sulla tradizione che viene minacciata dalla secolarizzazione. Aggiungere al calderone un candidato che si sa vendere bene e che ha alti indici di apprezzamento (Cota, Zaia). Mescolare bene e contornare con una politica informale, vicino al cittadino, con linguaggio semplice, a tratti volgare e un contatto porta a porta, come faceva la sinistra in passato. Ecco la ricetta del successo della Lega Nord.
Il calo del Pdl. Gli uomini di Berlusconi sui giornali cantano vittoria. In realtà sanno benissimo come stanno le cose e si guardano bene da manifestare le preoccupazioni per i prossimi tre anni. Il Pdl a queste elezioni era al minimo storico, catalizzato solo dall’alleanza con la Lega che però ora alzerà il prezzo della sua fedeltà. L’amicizia di Bossi è già costata tanto a Berlusconi (e non solo in senso figurato pare), ma ricucire lo strappo con il Bossi della seconda metà dei ’90 non era facile. Il rapporto con Fini a questo punto si complica molto: il suo tentativo di elevare la politica della coalizione non sta pagando molto, di certo non come il populismo della Lega. Potrebbe addirittura vedere saltare la sua corsa come Premier, scavalcato da Bossi o da uno dei suoi, mentre Berlusconi guarda al colle. Potrebbe decidere di spostarsi verso il centro alla ricerca di Casini, Rutelli e compagnia bella. Potrebbe anche arrivare alla rottura con Berlusconi che, senza elezioni, può ricostruire il consenso e andare ad elezioni anticipate sfruttando il potente asse con la Lega Nord. Potrebbe, potrebbe…fantapolitica.
La vittoria di Vendola. Non c’è molto da dire, una vittoria personale, contro tutti ma con il popolo dalla sua parte. Persino il Pd ha provato ad ostacolarlo, con Di Pietro sembra essere tornato il sereno e preparano battaglie condivise. Mentre i comunisti spariscono dal Risiko politico, lui si prende una bella rivincita, senza un simbolo come la falce e il martello, ma con tante idee. Bravo Nichi! Vorrei vederlo nel 2013 come candidato Premier del centrosinistra, sostenuto da Pd e Di Pietro. Miraggi.
Piemonte e Lazio al fotofinish. Sfide importanti perse all’ultimo minuto…la cosa brucia due volte. Soprattutto se sulla tv generalista, l’unico programma che è riuscito ad andare fino in fondo è stato “Porta a porta”, che dava Cota vincitore quando tutto era ancora in ballo. Teniamoci almeno la dignità però: si al riconteggio in Piemonte, brava la Bonino a riconoscere la sconfitta.
L’exploit di Beppe Grillo. Ecco il punto più controverso e chi mi interessa di più. Premetto che non apprezzo Beppe Grillo, i suoi modi sono controproducenti e cade spesso in contraddizione. Il movimento che ha creato intorno a sé però è interessante proprio perché in quanto tale, non fa politica come mestiere, ma mette il proprio mestiere a disposizione della politica. Ci sono quindi persone che sono capaci di svolgere il proprio lavoro e, per un periodo di tempo che dovrebbe essere limitato, accantonano la loro professione per una causa comune. Inoltre, non viene scelto un candidato che poi propone un programma e si presenta alle elezioni. Qui si parte da un’ idea, da un progetto, da delle battaglie, ci si mette insieme e proponendo il candidato più adatto ci si sottopone al giudizio dell’elettorato.
Mi sono abbastanza incazzato quando, in questi giorni post elezioni, ho sentito da più parti affermare che Grillo aveva danneggiato la sinistra e che era colpa sua la sconfitta in Piemonte. E’ bene ricordare a queste persone che:
1. Grillo non è di sinistra!! Il suo elettorato lo è in maggior parte forse, ma quei voti non sono fisiologicamente da conteggiare in una virtuale coalizione tra le forze di sinistra.
2. Si può non condividere Grillo, che ci mette la faccia per raccogliere consensi e i grillini che lo sostengono. Il Movimento però va rispettato e bisogna dialogare con esso, perché promuove battaglie a cui l’opinione pubblica è molto sensibile.
3. La gente ha votato Grillo anche perché non era in una coalizione. L’elettorato è stufo di questa classe politica, Grillo è riuscito a cooptare molta gente che si sarebbe astenuta o avrebbe lasciato la scheda bianca. Se avessero perso per l’astensionismo avrebbero fatto qualche pacata riflessione e autocritica, adesso invece lanciano l’intifada contro Grillo. Non è colpa di Grillo se la sinistra ha perso in Piemonte! Quella gente non vuole votare Pd e Idv e onestamente mi sembra ridicolo parlare di voto utile. Grillo ora è un avversario politico da battere, più appetibile per certe cose ma decisamente svantaggiato in quanto a radicamento sul territorio.
4. Il Pd, che si è fatto notare per i suoi attacchi a Grillo, avrebbe fatto meglio a tacere la cosa. “Un paese che vota un comico che paese è?” dice Massimo d’Alema. E’ un paese che non condivide te e il tuo partito a tal punto da preferire un pressapochista come Grillo. Fatti qualche domanda. Chiediti perché. Sono più di trent’anni che sei in politica e ti aggrappi ad argomentazioni come queste? Ok, allora diamo a Grillo anche la soddisfazione di essere stato determinante in una regione strategica come il Piemonte, in quello che era inoltre il suo primo test Regionale.
5. I personalismi di Grillo forse non porteranno da nessuna parte, è ovvio però che qualcuno questi voti li deve raccogliere. L’unica ad averlo fatto in parte è stata l’Idv, ma queste ultime elezioni configurano ormai il Movimento a 5 stelle come una forza autonoma.
Informazione. Cruciale il ruolo dell’informazione in queste elezioni. Non voglio approfondire ora l’argomento, però ormai la forza propagandistica del centro destra è diventata davvero violenta. Non c’è più decenza, coscienza, controllo.
Concludendo. Accettiamolo, il nostro paese dal 2001 non è diviso a metà ma è tendenzialmente di destra. Possiamo cambiare le cose forse, non a breve termine, c’è da dire che nel 2013 di scuse ce ne saranno poche per il centro destra. Come ha detto giustamente Boccia l’altra mattina su La7, il centro destra nel 2013 avrà controllato la cassa italiana per 13 anni. Non reggerà più la scusa della crisi o della sinistra che odia, sarà il momento di tirare il bilancio di quella che è stata la nostra vita in questi anni e dovremo farlo guardando alla nostra quotidianità, ai nostri averi e non solo ascoltando i dati del Tg1. Quella sarà la resa dei conti e, quando ci sarà l’appuntamento alle urne, non potremo mancare.
Ipse dixit
Eating shit: “…Beh, secondo me queste elezioni saranno una specie di pareggio che però significa sconfitta per il centrosinistra, dal momento che storicamente la coalizione di Governo è sfavorita nelle verifiche elettorali intermedie.”
Pubblicato su Ipse dixit, Shit World
Tag: Beppe Grillo, Bersani, Bonino, centrodestra, Cota, Di Pietro, elezioni regionali, Lega Nord, Pd, Pdl, Piemonte, Rai, Tg1, Zaia