Il cittadino bene informato

•aprile 18, 2010 • Lascia un commento

Qualche tempo fa avevo scritto un articolo per fuori.tv, che però non sono riuscito a pubblicare in tempo e quindi è finito nel cassetto. Vista la poca copertura mediatica data alla manifestazione di Emergency a Roma ho deciso di ritirarlo fuori. Eccolo

“20 marzo 2010: quattro piazze, quattro cortei, un’occasione per verificare l’agenda setting della tv pubblica.”

Il cittadino bene informato

Un weekend di passione quello che ci siamo appena lasciati alle spalle, per essere più precisi sabato è stato il giorno della piazza. Nel gergo giornalistico si usa dire l’autunno caldo degli scioperi, alludendo al periodo in cui convergono spesso le manifestazioni operaie e studentesche. Ora che siamo alle porte della primavera, complice forse il periodo pre-elezioni, cartelli e bandiere tornano a spuntare nelle piazze, come i fiori all’arrivo dei primi caldi.
Purtroppo nei media generalisti, la visibilità di queste manifestazioni è direttamente proporzionale all’affluenza di persone e non all’importanza della causa. Almeno, quando va bene. Ci sono anche casi dove alcuni giornalisti si prestano a pressioni politiche ed economiche, dando quindi più o meno risalto a seconda dei loro interessi, censurando, omettendo, edulcorando. Vista la straordinaria giornata di mobilitazione, è doveroso fare un resoconto su chi ha sfilato in piazza questo sabato, per quali cause e quanta attenzione ha avuto dai media. Per quest’ultimo dato si farà riferimento alla televisione, in quanto rappresenta lo strumento più potente per raggiungere diverse fasce di ascoltatori. In particolare si terranno in considerazione i canali del servizio pubblico, dal momento che rappresentano un servizio dovuto ai cittadini, anche se spesso fatto oggetto di speculazioni e critiche sui contenuti.

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Questa tabella potrebbe offrire spunto ad alcune riflessioni e approfondimenti, considerando che sarebbe ancor più utile andare a calcolare lo spazio dedicato alla notizia durante il telegiornale. Per chi volesse farlo ogni tanto, rimane un bell’esercizio per misurare lo stato di salute dell’informazione in Italia.
Alfred Schutz, sociologo austriaco, divideva le modalità di attribuzione d’importanza all’informazione creando tre tipi di attore sociale: esperto, uomo della strada e cittadino bene informato. Noi siamo queste tre categorie contemporaneamente, a seconda dell’argomento trattato. Possiamo avere una conoscenza approfondita in un determinato campo (esperto) ma in generale conoscere solo le cose che ci vengono imposte come rilevanti (uomo della strada).
Nel flusso costante di stimoli e informazioni è difficile fare proprie quelle importanti, escludendo tutto ciò che è irrilevante o fuorviante, senza però farsi imporre dall’esterno la propria agenda. Riuscirci, al di là dei trattati di Schutz, vuole forse dire essere cittadini bene informati.

A proposito…le elezioni…

•aprile 5, 2010 • 1 commento

Ora che l’argomento sta già uscendo dall’agenda setting delle testate giornalistiche e telegiornalistiche, posso finalmente dire in tutta tranquillità la mia opinione sulle elezioni regionali. Per la verità sono anche stato preso da molte altre cose, una di queste è stata la possibilità di partecipare attivamente con Fuori.tv alla serata Rai per una notte, una fortuna di cui non mi metto a parlare ma ci tenevo a menzionare. Inoltre cerco di usare il blog come una valvola di sfogo: scriverci ogni due giorni giusto per farlo non ha senso e rende il tutto noioso, senza contare che bisognerebbe scrivere solo se di ha qualcosa da dire.Elezioni

Veniamo a noi. Il risultato è chiaramente una sconfitta per il centro-sinistra, lo si era detto prima del voto che un eventuale 7 a 6 sarebbe stato un esito assolutamente non auspicabile anche perché, data per scontata la vittoria nelle regioni rosse, questo risultato implicava ovviamente la sconfitta nelle regioni strategiche Piemonte e Lazio. Cosa che poi si è verificata. E’ bene dire che però le colpe non sono solo del Pd o della segreteria di Bersani, in una coalizione, come in una squadra, le colpe si dividono tra chi ne fa parte. Sarà pur andato bene Di Pietro (boom rispetto alle scorse Regionali, ma in confronto alle europee è quasi calato), ma in generale non esiste ancora un’ opposizione degna di essere chiamata tale. Il Pd è chiaramente in fase di consolidamento ma ci vogliono volti nuovi, candidati credibili e una linea comune. Non si può cercare il dialogo con Di Pietro, Vendola e poi corteggiare Casini. E la candidatura di Errani: illegittima come quella di Formigoni visto che viene da due mandati, quand’è che ci distingueremo da loro? La destra avanza anche in Emilia e prima o poi perderemo anche quella se non si fanno crescere dei giovani che possano diventare la nuova classe dirigente. Non possiamo andare avanti con i voti di quelli che votavano Pci, saremo pure una paese vecchio, ma in questa regione ogni anno muoiono tanti elettori del Pd e nascono altrettanti potenziali leghisti o berlusconiani. Pensionare subito il termine “regioni rosse” e darsi da fare.

Il boom della Lega. Beh che c’è da sorprendersi? In un periodo di crisi, con un popolo completamente plagiato dagli slogan della destra, fare leva sulla paura, sulla xenofobia, sul senso di insicurezza del cittadino e sulla tradizione che viene minacciata dalla secolarizzazione. Aggiungere al calderone un candidato che si sa vendere bene e che ha alti indici di apprezzamento (Cota, Zaia). Mescolare bene e contornare con una politica informale, vicino al cittadino, con linguaggio semplice, a tratti volgare e un contatto porta a porta, come faceva la sinistra in passato. Ecco la ricetta del successo della Lega Nord.

Il calo del Pdl. Gli uomini di Berlusconi sui giornali cantano vittoria. In realtà sanno benissimo come stanno le cose e si guardano bene da manifestare le preoccupazioni per i prossimi tre anni. Il Pdl a queste elezioni era al minimo storico, catalizzato solo dall’alleanza con la Lega che però ora alzerà il prezzo della sua fedeltà. L’amicizia di Bossi è già costata tanto a Berlusconi (e non solo in senso figurato pare), ma ricucire lo strappo con il Bossi della seconda metà dei ’90 non era facile. Il rapporto con Fini a questo punto si complica molto: il suo tentativo di elevare la politica della coalizione non sta pagando molto, di certo non come il populismo della Lega. Potrebbe addirittura vedere saltare la sua corsa come Premier, scavalcato da Bossi o da uno dei suoi, mentre Berlusconi guarda al colle. Potrebbe decidere di spostarsi verso il centro alla ricerca di Casini, Rutelli e compagnia bella. Potrebbe anche arrivare alla rottura con Berlusconi che, senza elezioni, può ricostruire il consenso e andare ad elezioni anticipate sfruttando il potente asse con la Lega Nord. Potrebbe, potrebbe…fantapolitica.

La vittoria di Vendola. Non c’è molto da dire, una vittoria personale, contro tutti ma con il popolo dalla sua parte. Persino il Pd ha provato ad ostacolarlo, con Di Pietro sembra essere tornato il sereno e preparano battaglie condivise. Mentre i comunisti spariscono dal Risiko politico, lui si prende una bella rivincita, senza un simbolo come la falce e il martello, ma con tante idee. Bravo Nichi! Vorrei vederlo nel 2013 come candidato Premier del centrosinistra, sostenuto da Pd e Di Pietro. Miraggi.

Piemonte e Lazio al fotofinish. Sfide importanti perse all’ultimo minuto…la cosa brucia due volte. Soprattutto se sulla tv generalista, l’unico programma che è riuscito ad andare fino in fondo è stato “Porta a porta”, che dava Cota vincitore quando tutto era ancora in ballo. Teniamoci almeno la dignità però: si al riconteggio in Piemonte, brava la Bonino a riconoscere la sconfitta.

L’exploit di Beppe Grillo. Ecco il punto più controverso e chi mi interessa di più. Premetto che non apprezzo Beppe Grillo, i suoi modi sono controproducenti e cade spesso in contraddizione. Il movimento che ha creato intorno a sé però è interessante proprio perché in quanto tale, non fa politica come mestiere, ma mette il proprio mestiere a disposizione della politica. Ci sono quindi persone che sono capaci di svolgere il proprio lavoro e, per un periodo di tempo che dovrebbe essere limitato, accantonano la loro professione per una causa comune. Inoltre, non viene scelto un candidato che poi propone un programma e si presenta alle elezioni. Qui si parte da un’ idea, da un progetto, da delle battaglie, ci si mette insieme e proponendo il candidato più adatto ci si sottopone al giudizio dell’elettorato.
Mi sono abbastanza incazzato quando, in questi giorni post elezioni, ho sentito da più parti affermare che Grillo aveva danneggiato la sinistra e che era colpa sua la sconfitta in Piemonte. E’ bene ricordare a queste persone che:
1. Grillo non è di sinistra!! Il suo elettorato lo è in maggior parte forse, ma quei voti non sono fisiologicamente da conteggiare in una virtuale coalizione tra le forze di sinistra.
2. Si può non condividere Grillo, che ci mette la faccia per raccogliere consensi e i grillini che lo sostengono. Il Movimento però va rispettato e bisogna dialogare con esso, perché promuove battaglie a cui l’opinione pubblica è molto sensibile.
3. La gente ha votato Grillo anche perché non era in una coalizione. L’elettorato è stufo di questa classe politica, Grillo è riuscito a cooptare molta gente che si sarebbe astenuta o avrebbe lasciato la scheda bianca. Se avessero perso per l’astensionismo avrebbero fatto qualche pacata riflessione e autocritica, adesso invece lanciano l’intifada contro Grillo. Non è colpa di Grillo se la sinistra ha perso in Piemonte! Quella gente non vuole votare Pd e Idv e onestamente mi sembra ridicolo parlare di voto utile. Grillo ora è un avversario politico da battere, più appetibile per certe cose ma decisamente svantaggiato in quanto a radicamento sul territorio.
4. Il Pd, che si è fatto notare per i suoi attacchi a Grillo, avrebbe fatto meglio a tacere la cosa. “Un paese che vota un comico che paese è?”  dice Massimo d’Alema. E’ un paese che non condivide te e il tuo partito a tal punto da preferire un pressapochista come Grillo. Fatti qualche domanda. Chiediti perché. Sono più di trent’anni che sei in politica e ti aggrappi ad argomentazioni come queste? Ok, allora diamo a Grillo anche la soddisfazione di essere stato determinante in una regione strategica come il Piemonte, in quello che era inoltre il suo primo test Regionale.
5. I personalismi di Grillo forse non porteranno da nessuna parte, è ovvio però che qualcuno questi voti li deve raccogliere. L’unica ad averlo fatto in parte è stata l’Idv, ma queste ultime elezioni configurano ormai il Movimento a 5 stelle come una forza autonoma.

Informazione. Cruciale il ruolo dell’informazione in queste elezioni. Non voglio approfondire ora l’argomento, però ormai la forza propagandistica del centro destra è diventata davvero violenta. Non c’è più decenza, coscienza, controllo.

Concludendo. Accettiamolo, il nostro paese dal 2001 non è diviso a metà ma è tendenzialmente di destra. Possiamo cambiare le cose forse, non a breve termine, c’è da dire che nel 2013 di scuse ce ne saranno poche per il centro destra. Come ha detto giustamente Boccia l’altra mattina su La7, il centro destra nel 2013 avrà controllato la cassa italiana per 13 anni. Non reggerà più la scusa della crisi o della sinistra che odia, sarà il momento di tirare il bilancio di quella che è stata la nostra vita in questi anni e dovremo farlo guardando alla nostra quotidianità, ai nostri averi e non solo ascoltando i dati del Tg1. Quella sarà la resa dei conti e, quando ci sarà l’appuntamento alle urne, non potremo mancare.

Ipse dixit

Eating shit: “…Beh, secondo me queste elezioni saranno una specie di pareggio che però significa sconfitta per il centrosinistra, dal momento che storicamente la coalizione di Governo è sfavorita nelle verifiche elettorali intermedie.”

La parabola discendente di Marco Travaglio

•marzo 8, 2010 • Lascia un commento

Voglio subito precisare che ritengo Marco Travaglio un bravo giornalista, che in Italia c’è bisogno di persone come lui e che gli auguro di continuare a svolgere la sua professione in modo brillante come ha fatto finora. Devo però dire che da tempo faccio fatica a condividere alcune sue scelte, non tanto per quanto riguarda i contenuti dei suoi editoriali, quanto nei modi. Me lo ricordo ancora ai tempi della famosa intervista a Satyricon, quando Luttazzi l’ospitò per presentare il libro scritto con Peter Gomez L’odore dei soldi senza sapere che gli sarebbe costato qualche anno di epurazione televisiva e probabilmente quella perpetua dalla RAI.marco Travaglio
Ne è passata di acqua sotto i ponti, Travaglio ha fatto carriera, meritatamente, rimanendo sostanzialmente sempre coerente con se stesso, nelle idee e nell’atteggiamento. Presuntuoso e snob lo è sempre stato, è cresciuto nelladestra liberale sotto l’ala di Montanelli, una fortuna non da poco che il Marco nazionale non ha mai tradito. Persino adesso che è schifato dalla destra, che in molti a sinistra hanno cercato di fagocitarlo, compreso il vulcanico Di Pietro e il debordante Grillo, lui non si è mai fatto mettere il cappello da nessuno. Anche se i suoi seguaci in molti casi coincidono con i fan di Grillo o gli elettori di Di Pietro, Travaglio non si è mai concesso neanche un’indicazione di voto anzi, ne ha sempre per tutti. Così come sono sempre rimasto colpito dal suo essere serafico e rispondere alle aggressioni scomposte e prive di argomentazioni con ragionamenti sensati e supportati dai fatti. Una dote rara.
Qualcosa però ultimamente è cambiato. Già la vicinanza a Grillo gli aveva dato visibilità improvvisa, mettendolo per la prima volta di fronte a piazze gremite e orde di seguaci stile rock star. Una compagnia pericolosa e ingombrante quella di Grillo, che può fare da cassa di risonanza ma anche togliere credibilità ed esporre a strumentalizzazioni. Ecco allora che Marco comincia ad inserire nei suoi monologhi una certa ironia gratuita, fatta di battutine che si collocano al limite tra satira e giornalismo, senza far ridere come Luttazzi ma annacquando quelli che erano i suoi editoriali acidi, taglienti e tiratissimi. Ce n’era bisogno? Il bello di Travaglio è che era come un regista in cabina di montaggio che prendeva tanti pezzi di realtà documentata e tramite un accostamento sagace, metteva in evidenza contraddizioni, paradossi e anomalie tutte italiane. Non c’era bisogno di alcun commento, la realtà supera la fantasia a volte e la sensazione finale era un misto di stupore, amarezza, cinismo e rabbia. Perché addolcire la pillola?
Marco poi ha sempre potuto contare su tanti spazi in cui esprimersi, tra cui i giornali, la televisione e il web. Senza mai un vero contraddittorio degno di nota. Come ad Anno Zero dove fa il suo editoriale, poi assiste in disparte alla serata intervenendo solo a margine, qualche volta pure interrompendo chi parla. Ovvio lo studio è tutto con lui quando se ne esce con frasi tipo “allora pagateveli voi” (i politici n.d.r), però poi nella mischia lui non scende. Tutto comunque regolare, visto il grande pregio di essere il bersaglio dell’intifada della destra più arrogante e di non reagire in alcun modo.
Poi un episodio spiacevole. Di fronte ad un’insinuazione, peraltro fiacca, di Porro e Belpietro, Marco perde la testa e inizia ad insultare in diretta, facendo volare termini come “fascistoide”. Scrive a Santoro chiedendo implicitamente una presa netta di posizione in sua difesa, ma il bravo e intelligente conduttore lo frena dicendo che ha sbagliato lui e che benché la sua presenza arricchisca il programma non può per questo imporre nessun tipo di linea. Giusto. L’incidente rientra, con la contro risposta di Travaglio, evidenziando però il disagio maturato nei normali confronti che esulano dai monologhi. E’ vero: non ci sono sempre due versioni delle cose e i fatti sono quelli. Però la realtà e così complessa che spesso qualcuno avrà voluto replicare a Travaglio, nonostante la precisione dei dati o degli episodi citati.
Infine e forse è la cosa che più mi ha spinto a scrivere questo post, il Travaglio Show chiamato Promemoria. La domanda fondamentale è: perché farlo? Cosa aggiunge alla sua brillante carriera di giornalista? Travaglio è uno dei pochi giornalisti che può dire quello che vuole con regolarità sui principali canali mediatici (tv, internet e giornali). Se è un giornalista, che bisogno c’era di portare in giro uno spettacolo, con biglietti da 15 a 30 euro circa, dicendo fondamentalmente le stesse cose? Già, perché il monologo che farà, io penso, rimarrà uguale lungo tutte le date del tour, come una rock band che al massimo cambia l’ordine delle canzoni o allunga un assolo.
Soldi? Non credo, ne fa già abbastanza e non penso che esporrebbe la sua immagine a speculazioni solo per qualche milione di euro.
Manie di grandezza? Può darsi, in fondo la gente va a vederlo e Marco, come comprensibile, gongola tra gli applausi anche meritati di un pubblico in delirio.
Concludo dicendo, per chi è già pronto a fare obiezioni, che io lo spettacolo non l’ho visto, non lo andrò a vedere e mi sono affidato alle recensioni di amici. Credo che sia sbagliato, come fanno molti, ascoltarsi i monologhi settimanali di Travaglio pensando di essere a posto, senza sentire altre voci e dando per assodato tutto ciò che lui cala dall’alto. Sennò siamo come quelli che prendono per buono tutto quello che dice Vespa, stimandolo come altri stimano Travaglio, senza però considerare che esistono i punti di vista prima della verità. Aggiungo che Travaglio se proprio voleva fare un passo in avanti nella sua carriera, non doveva andare in questa direzione, caso mai mettersi di più in gioco, magari ogni tanto provando ad ipotizzare possibili vie d’uscita da questa italietta assurda e cafona.  Ma si sa, attaccare a destra e a manca e al centro paga molto meglio, almeno 15 euro a persona a serata.

La prima volta al multiplex

•febbraio 24, 2010 • Lascia un commento

L’altra sera per la prima volta nella mia vita sono entrato in un Multiplex, ero stato in un Multisala ma mai in queste strutture che da noi sono quasi nuove, in America esistono da decenni. Mi ero promesso di non metterci piede ma proiettavano una rassegna di cortometraggi a tema fatta da videomaker modenesi e, un po’ per i buoni intenti dell’iniziativa, un po’ perché mi sento di appartenere alla categoria, ho deciso che valeva la pena rompere il tabù.Multiplex
Arrivo con la mia nuova Panda (vedi post precedente) ottimista sul trovare parcheggio. L’edificio si trova in una zona amena di Modena, quantomeno poco battuta durante le mie scorribande notturne…:) Probabilmente fra qualche anno lì ci sarà un nuovo polo commerciale, non sarebbe difficile immaginarlo, visto le profonde trasformazioni urbanistiche che stanno avvenendo nella mia città. L’impresa di trovare un posticino dove piazzare la macchina si rivela più difficile del previsto, sarà colpa di Avatar che dire, fatto sta che devo girare un po’ attorno al gigante di cemento.
Basta recarsi davanti all’entrata e, guardando attraverso le vetrate, già capisco che i miei timori erano fondati. Macchine in bella vista come neanche da Stanguellini, libreria Mondadori per quelli che appena visto il film vogliono subito comprare il libro best seller e scale mobili. Il piano terra non promette dunque niente di buono, ma il peggio deve ancora venire. La cosa che mi colpisce sono i grandi spazi: probabilmente, a parte le sale, si poteva fare tutto in uno spazio più contenuto. Ma qui si punta a stupire, qui si va all’ingrosso e di fatti sembra di stare dentro un grande supermercato, neanche tanto bello a dire la verità. Già, perché le pareti sono di un colore non ben definito, tipo quello delle feci dei bambini in fase latte e soprattutto i grandi spazi tirano con sé l’horror vacui. Ecco quindi che tutto deve essere riempito con locandine di film classici, ovviamente riproduzioni, senza un vero criterio di fondo nella disposizione.
Imbocco le scale mobili (potevano mancare?) e ancora prima di raggiungere il piano 1 mi si materializza a fianco una sala giochi. Rabbrividisco. C’è anche un bar stilosetto. Sono così stordito dal posto che non mi ricordo neanche bene cosa è successo. Direi che per raggiungere le sale sono dovuto salire ad un altro piano. Mi metto ad aspettare che il tabellone elettronico annunci che si può entrare in sala. C’è del ritardo così vado al bar, abbastanza normale, se non fosse che non hanno la birra, bisogna andare al piano di sotto.
Lascio perdere la birra e vedo che dietro al bancone c’è un vero e proprio dipartimento del diabete, con tanto di sbarre all’entrata come le file al Conad. Sono tentato ma resisto, anche perché non trovo le bocche da vampiro che sono le mie preferite. Intanto mi sono un po’ agitato, sarà l’ambiente, gli spazi aperti, ma comincio a sentire caldo. Un mio amico se ne accorge e ci sediamo.
Mentre sono lì penso a quando mio zio lavorava all’Arena, quando era monosala e non aveva come vicino il cinema porno. Ripenso a quando andavo in cabina di proiezione, al piccolo bar, ai biglietti non automatizzati, alle poltrone scomode. Ripenso anche al Filmstudio 7b con quel rumore dei treni che passano. Ripenso ai cinema morti del centro: Splendor, Metropol, Capitol, Adriano, Principe e altri. Tutti nel giro di pochi anni, posti dove andava in scena la magia del cinema trasformati in parcheggi, cantieri o semplici ruderi in abbandono. Sì sono proprio un nostalgico, che volete farci, il progresso per definizione avanza e io mi devo adeguare. Come tutti. Il Victoria dà sicuramente molti posti di lavoro e probabilmente crea un mercato parallelo che fa solo bene in termini economici. A me però non piace tanto e non ci andrò molto.
Mi riprendo dai miei pensieri, è ora di andare in sala. Mi basta sprofondare nella poltrona un attimo e iniziare a godermi il film per realizzare che alla fine la mia promessa è stata infranta. Ma le poltrone dell’Arena, quelle no, non mi mancheranno.

Il leader della Lega Nord è Borghezio.

•febbraio 11, 2010 • Lascia un commento

L’altra sera ho finalmente fatto la mia serata documentari, riuscendo a colmare alcune grosse lacune che avevo in sospeso da tempo. Ho iniziato con Videocracy, film davvero intelligente che mette insieme poche ma efficaci riflessioni. Chi si aspetta un’invettiva contro berlusconi rimarrà deluso e questa è la cosa migliore, perché il film mira decisamente più in alto. Videocracy è lo specchio della nostra Italia arrogante, ignorante, “tv addicted”. Un requiem per qualsiasi tipo di valore, sintetizzato bene nella frase pronunciata come monito proprio dal burattinaio dell’etere Lele Mora: “basta apparire”. Rassegnato.Borghezio
Dopo sono passato a Nazirock – Come sdoganare la svastica e i saluti romani, documentario di Claudio Lazzaro del 2008 che scandaglia l’estrema destra italiana, sia giovanile che politica. A differenza dell’opera precedente di Lazzaro, qui c’è un po’ di retorica, qualche faciloneria, ma sappiamo tutti che l’argomento nazi-fascismo è abbastanza scivoloso. Il risultato comunque è intatto e la cosa migliore è proprio quando Lazzaro punta la videocamera in faccia a gente che senza giri di parole elogia il fascismo, parla di revisionismo e inneggia alla violenza. Non c’è bisogno di alcun commento, ognuno con il proprio background politico-culturale farà le dovute considerazioni.
La trilogia documentaristica si è chiusa proprio con quell’altro film di Lazzaro di cui accennavo prima, Camicie verdi – Bruciare il tricolore del 2006. Qui Lazzaro s’affida all’istrione-testa calda Borghezio seguendolo nelle sue varie attività di politica dal basso (in senso buono). Emergono anche retroscena abbastanza spiazzanti della storia del partito secessionista per eccellenza, con testimoni che raccontano il percorso trentennale di questo schieramento passato da gruppo d’invasati a partito di Governo.
Qui partono le mie riflessioni. Dico subito che non condivido quasi nessuna delle battaglie della Lega Nord, anche se due suoi senatori hanno proposto in passato una revisione dell’ente Siae. Devo però ammettere che pochi partiti hanno intercettato così bene le necessità della gente, facendo leva sul lato razzista e xenofobo di questa italietta, ma mascherando tutto bene nel nome della sicurezza. Mentre i grandi partiti se ne stanno chiusi a palazzo, pensando che la vera vita sia quella raccontata in Transatlantico, la Lega Nord è riuscita a trovare il contatto con l’elettorato, anche grazie a sistemi al limite della democrazia come le ronde.
Borghezio è quello che sintetizza al meglio tutto questo. Eccessivo, caricaturale, volgare, ottuso ma a modo suo geniale nell’avere costruito un personaggio che infiamma le platee ai congressi della Lega. Pazienza poi se viene massacrato di botte su un treno, lui abbassa un attimo la cresta ma poco dopo è pronto a caricare come un toro che vede il lenzuolo rosso…pardon verde… Borghezio è la Lega Nord. Quel partito che voleva la secessione, mettere il tricolore nel cesso, che lanciava infamie a Berlusconi come dovrebbe fare il PD se fosse un partito. Il partito di quelli che con le camicie verdi si dichiaravano “esercito para-militare” e che resistevano alle perquisizioni di Polizia con calci, pugni e…morsi. Come fece il giovane Maroni che, ancora senza poltrona e occhiali rossi, assaggiò la caviglia di un poliziotto. Ora fa il Ministro dell’Interno, cioè quello che i poliziotti li comanda.
Quella era la vera Lega, dura (anche lì) e pura, contro il sistema, quella che faceva dell’antipartitismo la propria bandiera. Poi è arrivato Berlusconi, un potente compagno elettorale ed economico, gli ex combattenti si sono rammolliti, Bossi ha pure avuto un ictus e tutto è finito a tarallucci e vino. Borghezio no. Lui appartiene alla vecchia scuola. Quella della Lega arrogante, xenofoba, razzista, eccessiva e antipartitica che in fondo ci manca. Ci accontenteremo di quella attuale ovvero quella arrogante, xenofoba, razzista ed eccessiva.

Ora d(‘)aria

•febbraio 6, 2010 • 1 commento

La scorsa settimana la mia Fiat Punto (vecchio modello, Diesel, 1.7 di cilindrata) è stata messa in pensione a causa dello stato di salute oramai compromesso. Abbiamo aprofittato di un’occasione per una Fiat Panda 1.2 Dynamic Natural Power, una piccola utilitaria alimentata a metano su cui siamo riusciti ad avere gli incentivi. Da una decina d’anni ormai usiamo solo macchine a Gpl in casa, così abbiamo deciso di provare questa nuova (per noi) soluzione. La cosa di per sé potrebbe essere priva di interesse, se non fosse per alcune cose che ho notato e su cui ho riflettuto molto ripensando all’acquisto.Smog
Primo. Le macchine a metano e i relativi distributori sono troppo pochi. Come mai si investe così poco su questa tecnologia che esiste da decenni? Al Nord va anche bene come numeri, ma più si scende più la possibilità di fare rifornimento diventa remota. E pensare che il metano è un idrocarburo di cui c’è disponibilità e che può anche essere distribuito tramite la normale rete di tubature italiana, attualmente la più sviluppata al mondo.
Secondo. A parte il costruttore indiano TATA che, con i suoi prezzi bassi, offre un’ utilitaria a circa 12.000 euro di listino, la macchina più economica è quella che ho comprato io: 14.201 euro senza incentivi. Mi sembra un po’ troppo.
Terzo. Secondo me bisognerebbe considerare i costi per la salute quando si stabilisce il prezzo del carburante. Milano (vedi sotto) è una delle dieci città al mondo più inquinate dal PM10 ovvero le polveri sottili del Diesel, oltre che delle fabbriche. Perché far pagare meno il Diesel? I costi dovuti all’inquinamento sono di circa 4,5 miliardi di euro l’anno e vanno caricati sulle accise dei carburanti in proporzione al loro potere inquinante. Ma queste sono le accise attualmente in vigore:

1,90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935;
14 lire per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963;
10 lire per il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966;
10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968;
99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976;
75 lire per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980;
205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
22 lire per il finanziamento della missione UNMIBH in Bosnia Erzegovina del 1996;
39 lire per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004.

Stesso discorso vale per le sigarette o i principali alimenti che causano problemi di ipertensione.
Quattro. Milano è stretta nella morsa dello smog con sforamenti continui, una soglia di inquinamento inaccettabile, gravi rischi per la salute dei cittadini e una serie di politiche fallimentari.  Ma non c’è da sorprendersi quando il Sindaco del Comune in questione (Letizia Moratti) ha affari diretti nell’industria petrolifera (Saras).
Cinque. La vera svolta è il potenziamento del trasporto pubblico, investimenti sulle piste ciclabili e la vera difesa degli spazi verdi o delle aree pedonali. Sono appena tornato da Valencia, splendida città, dove certo il traffico non manca. Ma lì le piste ciclabili ci sono e il trasporto pubblico sembra funzionare. Prendere l’auto a metano è sicuramente buono, così come a Gpl, ma noi in famiglia siamo in tre con tre macchine e questo è sbagliato. A settembre ho riscoperto la bici, poi è arrivato il freddo. Appena torna la bella stagione mi rimetterò in sella, così magari perdo anche qualche chilo e mi sento meno in colpa verso l’ambiente. Una soddisfazione non da poco.

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Nell’abisso democratico

•gennaio 24, 2010 • Lascia un commento

Siamo ormai in odore di regionali, la campagna elettorale è già entrata nel vivo, come si intuisce dagli accesi scambi che vengono riportati ormai quotidianamente dalle testate locali e nazionali. Beh, dovendo fare un’analisi così…di pancia, mi verrebbe da dire che il futuro prossimo della sinistra italiana è denso di nubi minacciose.loghi democratici
Non mi soffermo sulle grandi indecisioni e sul tatticismo che contraddistingue le nomine dei candidati perché potete tranquillamente leggervi pagine e pagine di giornali, arrivando poi a verità parziali e a riflessioni magari scontate. Non è infatti questo il problema principale, tant’è vero che riguarda anche l’avversario.
Forse D’Alema e soci, dopo aver ripreso in mano la linea del partito e aver annichilito i veltroniani, si preparano a rilanciare l’ennesima stagione del cambiamento di un partito che, diciamolo, è nato morto. Una morte indotta però dai suoi stessi progenitori, senza che ci si possa aggrappare a scuse di altro tipo. Certo, chi l’avrebbe mai detto che il buon Tonino avrebbe sfondato il muro dell’8%? Beh di certo non si può parlare di voti rubati, considerarli voti strappati all’astensionismo o peggio alle destre mi sembra la lettura più corretta.
Certo, più a sinistra stanno messi peggio, dopo la Caporetto alle politiche e il “suicidio per orgoglio” alle europee di Ferrero e Vendola. Ma non ci si può consolare con il vecchio detto del mal comune dal momento che, fino a prova contraria, PD e sinistra radicale sono due aspetti diversi della stessa sinistra italiana.
Ma allora perché il declino? Perché Berlusconi vince da 15 anni nonostante gli sforzi tra gli intellettuali di sinistra di mostrarne la pericolosa mania di grandezza? Perché Prodi, Rutelli, ancora Prodi, Veltroni, Franceschini se ne sono andati a casa mentre lui è sempre lì?
Una parte della risposta riguarda Berlusconi e la saltiamo. L’altra riguarda questa sinistra, incapace ormai di ascoltare gli elettori, di calcare le piazze, di difendere i lavoratori e di esaltare i giovani. Benché si provi a salvare qualcosa si fa davvero fatica: bene la Bonino, se fosse stata candidata quindici anni fa almeno e non avesse fatto quello spot agghiacciante di nome “Emmatar”. Una presa per il culo, come dire: cavalco l’onda del caso cinematografico che durerà quanto mi basta per le elezioni. Bene Boccia, se non ci fosse già l’ottimo lavoro di Vendola che non può essere buttato via e che sicuramente andava sostenuto invece di vessarlo.
Il problema è che la sinistra è sempre stata altezzosa negli ultimi anni e le varie batoste elettorali sembrano non essere servite. Come i vari scandali/inchieste (Marrazzo, Turco, Bassolino) che però non riescono a scalfire, almeno nelle loro teste, la presunta “superiorità morale” di cui si parla da anni.
Mi ricordo bene quando la sinistra stravinse alle elezioni regionali del 2005, senza avere fatto nessuna opera di contrasto alle leggi vergogna del peggiore periodo berlusconiano. I cittadini si erano accorti che la situazione era più grigia del solito, così anche quelli che non avevano votato nel 2001 si erano turati il naso e avevano sostenuto il centrosinistra. Mi ricordo ancora la puntata di Ballarò la sera dei risultati: Rutelli che viene a fare lo splendido dopo non aver fatto un cazzo per quattro anni, D’Alema che riappare a sollevare il trofeo, salvo poi defilarsi quando le cose vanno male. Berlusconi faceva quasi pietà, ma era venuto lì a Ballarò a metterci la faccia, per farsi poi sbeffeggiare. Aveva appena perso e già si era messo al lavoro: in un anno ha recuperato milioni di voti persi, ha dato a Prodi una maggioranza risicata e poi lo ha fatto cadere con i suoi metodi loschi.
Beh, secondo me queste elezioni saranno una specie di pareggio che però significa sconfitta per il centrosinistra, dal momento che storicamente la coalizione di Governo è sfavorita nelle verifiche elettorali intermedie. In ogni caso anche se andasse bene, la sinistra sarebbe sempre perdente, con il suo narcisismo, i suoi modi altezzosi e la sua arroganza.

DEUX CUP SOUP

La vittoria di Scott Brown nel Massachusetts, nel seggio per 46 anni appartenuto a Ted Kennedy, ha fatto perdere ai democratici la maggioranza qualificata al senato. Alcune considerazioni:
1. Bravo il candidato repubblicano che si è speso fino in fondo, girando piazze e facendo comizi; mentre la rivale democratica, sicura di vincere, era partita per le vacanze di Natale.
2. Avviso ai naviganti: la popolarità di Barack è in forte calo, a causa anche di una campagna elettorale appassionata le cui promesse ora gravano però come un macigno sulle spalle del presidente. Obama deve fare  di più, lo deve agli americani ma anche alla Storia.
3. La mancanza di risultati concreti porta ad un calo di popolarità ovunque (Obama). In America però ti mandano a casa, da noi si fa più fatica a smuovere le coscienze (Berlusconi).

ENCORE

Deciso a voler curare un po’ l’estetica, oggi ho fatto io l’immagine. Una roba fatta in 5 minuti, ma non è questo il punto. Essendo a lavoro ho usato un programma on line, davvero easy, molto curato, gratis e che non rischiede registrazione. Ve lo suggerisco: Pixlr.

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Dei diritti e della S.I.A.E

•gennaio 18, 2010 • Lascia un commento

Prima o poi sarebbe arrivato questo momento. Dopo aver tediato amici e conoscenti con i miei discorsi sulla SIAE, ora tocca ai lettori del blog. Magari sono pure le stesse persone, quindi doppia razione, mi spiace. Ho aspettato qualche giorno dall’uscita del decreto firmato dal Ministro Bondi che estende la validità del famoso/famigerato equo compenso a player MP3, smartphone, Pc, decoder e dischi rigidi multimediali. Si prevedono ingenti incassi per la SIAE, uno degli enti o società o lobby con la più bassa popolarità in Italia. Almeno così sembra.SIAE
Non sto a dilungarmi sulle contraddizioni che affliggono l’ente, ho scritto una tesi di laurea su questo, preferisco fare una riflessione un po’ più generale. Io non sono stupito affatto per questo provvedimento. Nell’assurda logica in cui opera la SIAE appoggiata dallo Stato e dai potenti gruppi economici che operano nel settore, questo decreto è un atto di coerenza. Se si paga l’equo compenso su Cd e Dvd perché non farlo anche sugli Hard Disk? Sono comunque supporti di memorizzazione di dati. Per chi non lo sapesse l’equo compenso è un balzello che si paga su tutti i supporti in grado di contenere o registrare dati, quindi anche cassette, nastri o masterizzatori. Una quota preventiva che andrà nel calderone dei diritti SIAE da ripartire tra autori ed editori non si sa bene come. Il principio è infatti che se tu compri quel supporto probabilmente ci registrerai sopra materiale tutelato, quindi devi pagare. Attenti però a non chiamarla tassa: effettivamente non lo è giuridicamente, ma lascio a voi le dovute considerazioni, sempre che questo possa fare la differenza.
Un atto di coerenza dunque. Sì perché se lo consideriamo tale, probabilmente potremmo usare argomentazioni più acute, ricordandoci qual’è il problema iniziale: perché devo pagare gli autori se compro un cd vergine che magari mi serve per lavoro. Persino Confindustria si è svegliata e ha fatto sentire la sua voce evidenziando, giustamente, il danno per l’imprenditore. Inspiegabile però l’entusiasmo di FIMI, o forse sì: già perché i costi per i discografici potrebbero anche aumentare tassando i Cd, ma con tutto il resto si forma una “mazzetta” abbastanza pesante da far tacere Mazza e soci.
E cosa c’entra tutto questo con il diritto dell’autore? Il nostro ordinamento, come quello francese, si distingue ne suo fare riferimento proprio al diritto dell’autore, a differenza dei paesi anglo-americani dove vige il concetto di Copyright. Ma la convergenza ormai è totale. Senza ripetere che se le norme in materia di copyright sono contestate in tutto il mondo, noi abbiamo a che fare anche con una società di tutela anacronistica, disorganizzata e iniqua. Solo i vertici, quelli che percepiscono i soldi sorridono, all’interno è guerra tra autori e fazioni contrapposte come neanche nel far west. Basti pensare ai vari commissariamenti.
Ma il punto centrale è proprio questo. Nonostante le lamentele e i piagnistei gli autori continuano ad associarsi, chi per obbligo discografico, chi per paura di abbandonare la tradizione verso soluzioni più innovative come le Creative Commons. Molte di queste persone poi, come mi è capitato di sentire in questi giorni da conoscenti, sono in prima fila nel fuoco delle critiche. Lo trovo incoerente, queste persone sanno di essere associati ad un ente che esercita pressioni sul legislatore in modo da avere privilegi per la categoria professionale che rappresenta. E’ come se i produttori di cacciaviti si accordassero nella Società Italiana Cacciaviti (SIC) per ottenere attraverso lo Stato dei privilegi, come una tassa su ogni cacciavite venduto o su ogni vite che viene avvitata. Sono una categoria che persegue i propri interessi imponendoli al cittadino, rendendo sporco e contestato il nobile lavoro dell’artista.
Questa gente che ora critica sa con chi ha che fare, ma continua a finanziarli. Probabilmente non sono d’accordo mai con i vertici che li rappresentano, anzi, NON li rappresentano visto che sicuramente non si presentano neanche alle elezioni SIAE. Qualcuno potrà dire che il miglior modo per combattere i soprusi della SIAE è criticare e farsi sentire dall’interno. Io dico che se ne fai parte ne sei già praticamente complice e allora non ti sorprendere di tasse, decreti, sanzioni ecc, perché questi lo fanno anche in tuo nome.
L’unico modo per opporsi alla SIAE quindi, è non farne parte.

IL COLLUTTORIO

Visto il particolare interesse sulla vicenda mi piacerebbe che qualcuno mi scrivesse all’indirizzo di posta elettronica veronesigabriele@gmail.com. Pubblico volentieri anche le mail contenenti minacce o infamie.

Per chi volesse leggere la mia tesi ecco il link qua sotto, sono graditi feedback, opinioni e idee per eventuali sviluppi.
La SIAE e la gestione collettiva dei diritti dell’autore

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Operazione Offside: quando la tv fa bene

•gennaio 13, 2010 • Lascia un commento

Ad un mese dal passaggio televisivo su La7, l’altra sera finalmente sono riuscito a vedere la docu-fiction “Operazione Offside”, l’inchiesta relativa ai fatti di Calciopoli e alle relative indagini giudiziarie. Vorrei fare alcune considerazioni in merito.Luciano Moggi
1. Non avendolo potuto vedere in diretta e avendo aspettato un mese causa film arretrati che si stavano accumulando, mi sono servito del nuovo portale web on-demand La7.tv. E’ bello, utile ma soprattutto funziona. Questo dimostra che, in una società sommersa dall’eccesso di informazione, diventa sempre più importante selezionare le notizie e fruirle in modo asincrono, assecondando così le nostre esigenze.
2. Davvero apprezzabile la scelta dell’emittente e della redazione di trasmettere il documento solo dopo il primo riscontro giudiziario (in questo caso la condanna di Giraudo). E’ vero ci sono comunque altri gradi di giudizio e nessuno discute la presunzione di innocenza, però credo che nell’era in cui si cavalca l’onda del linciaggio mediatico, avere già un atteggiamento così prudente elevi non poco il livello del dibattito pubblico.
3. Notevole la realizzazione tecnica: la Torino (ma non solo) scandagliata dall’alto con elicotteri e satelliti, il montaggio frenetico, l’uso sapiente dello (sconvolgente) materiale originale, le musiche azzeccatissime e la buona prova degli attori fanno di questa docu-fiction uno dei migliori prodotti televisivi mai visti da noi. Da notare poi l’uso della Tilt-shift  photography, una tecnica che, lavorando sul focus, restituisce un immagine miniaturizzata; come se la Torino di Calciopoli fosse un sottobosco dove brulicano come piccole pedine i personaggi ambigui della nostra vicenda.
4. Bella la commistione tra documenti veri e ricostruzione. Questa in fondo è la docu-fiction un genere che, soprattutto pensando alla sorella maggiore fiction, meriterebbe più attenzione. Ve ne segnalo un’altra che vidi tempo fa e che mi colpii molto: “Scacco al re – La cattura di Bernardo Provenzano”.
5. Incredibili i commenti a fine proiezione nello studio di Niente di Personale con Antonello Piroso. Da segnalare come l’Italia tifosa non riesca a mettere da parte il proprio cuore calcistico neanche di fronte ad evidenti anomalie sportive. Un’attacco a senso unico, con in testa come al solito l’opinionista juventino Mughini.
Un bell’esempio di televisione, quella che riesce a mettere insieme informazione e intrattenimento senza cadere nell’infotainment più becero.

IL COLLUTTORIO

1. “Svastichella” condannato a 7 anni.
2. Miglior titolo di oggi dall’ANSA: “Predator caduto in mare, recuperato

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No TAV, NIMBY, Messina e la mancanza di opinioni

•gennaio 13, 2010 • Lascia un commento

Di solito si apre un blog perché si ha un’idea o un opinione e la si vuole condividere, si spera, con tante persone. Io non ho un opinione su quello di cui vi sto per parlare. Oggi ho letto che un consistente gruppo di persone ha bloccato i tecnici impiegati in alcuni sondaggi del terreno nella Val di Susa. Chi sono queste persone? Anarchici? Black-block? Comunisti mangia-bambini? No. Sono persone che non vogliono vedere la Val di Susa trasformarsi in un “cantiere a cielo aperto” come dicono i loro volantini.No TAV
Oggi si chiamano comitati No-TAV, ma spesso Feltri e compagnia bella non hanno esitato a chiamarli “eco-terroristi”. Io preferisco pensare a loro come normali persone che si alzano all’alba con il gelo per difendere la loro terra, perché si sentono minacciati. Forse hanno ragione e allora io e voi dovremmo essere là con loro.  Ma se sbagliassero?
Io ritengo una persona illuminata chi, pur sapendo di andare controcorrente, si ferma un attimo a pensare all’alternativa, a quello di più distante che c’è in quel momento dalla sua idea. Conosco gente che pensa di essere a posto ascoltando il monologo di Marco Travaglio sul sito di Beppe Grillo o facendosi trascinare dagli annunci più riottosi disponibili sul mercato politico. Io non ci sto, io voglio pensare.
Il corridoio 5 collegherà (forse) l’est europa a partire da Kiev con i Balcani, terminando a Lisbona. Un’opera che a parole sembra grandiosa e che pare lavorare su una delle grandi sfide dell’uomo: annullare le distanze. Perché allora opporsi? Per alcuni è il semplice concetto di NIMBY che si ripete (acronimo di Not In My Back Yard, tradotto “non nel mio cortile”). Ma se le opere servono al paese qualcuno si deve sacrificare, sennò l’interesse del privato prevarrà sempre su quello collettivo.
Stessa cosa vale per tutte le altre grandi opere e infrastrutture. Proprio oggi, dall’altra parte della penisola ovvero in Calabria, si presentava ufficialmente il progetto per il ponte sullo Stretto di Messina con il Ministro Altero Matteoli a fare da anchorman. Che dire dei miliardi spesi, delle infiltrazioni mafiose nei lavori e dell’impatto ambientale? E se invece fosse l’occasione definitiva di avvicinare due parti di Italia divise prima dalla natura, poi dalla cultura e dall’economia? Chissà.
Si potrebbe continuare sul nucleare. Un referendum dice che l’Italia non vuole il nucleare e la competenza spetterebbe alle regioni. Ma un decreto sulla sicurezza fa passare sotto silenzio il fatto che la macchina si stia già muovendo. “C’è chi dice no” direbbe Vasco, in questo caso Vendola in Puglia e Galan in Veneto. NIMBY elettorale in vista delle regionali? Può darsi. Intanto il primo ha l’Ilva in casa: può andare a rivendicare risultati ad Anno Zero ma sulla base dei dati INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) nel 2002 lo stabilimento di Taranto produceva il 30,6% della diossina nazionale mentre nel 2006 tale percentuale sarebbe arrivata a 92%. Però dire alla gente che deve stare a casa da lavorare o muore non è facile, così come scontrarsi con i Riva (Alitalia ecc..) Galan è più sfacciato, il suo Governo pulsa per il nucleare, ma lui nella sua Regione deve fare bella figura e quindi si oppone, tanto c’è Gela.
Nella mia città, Modena, si è assistito invece allo scontro tra l’amministrazione e un centro sociale, Libera, per la costruzione di un autodromo che avrebbe causato lo sgombero del collettivo anarchico dalla suddetta struttura. Ha vinto l’amministrazione, Libera non c’è più e l’autodromo si farà, purtroppo. Perché è questo che spiace: si farà una colata di cemento per delle macchine. Ma spiace più sapere che Libera ha combattuto questa battaglia più per sé che per la difesa del territorio.
E allora si torna al punto iniziale: chi ha ragione? Bisogna unirsi tutti contro questi assalti alla natura? Bisogna mettere accantonare i personalismi per il bene collettivo? E’ giusto farsi da parte quando gli eletti dal popolo prendono una decisione?
Il problema è proprio che non so rispondere a queste domande.

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